Attraverso uno studio della corrispondenza di Mussolini, delle circolari e dei decreti emessi in quegli anni, si arriva ad individuare non soltanto quale sia la struttura dell'Istituto Luce, ma soprattutto, quale sia il ruolo che gli viene preposto dal regime fascista all’interno della fabbrica del consenso. Fondamentali sono il regio decreto del 1925 e quello successivo del 1929, che inquadrano l'Istituto Luce nella macchina della propaganda fascista, ed indicano il suo ruolo ufficiale nella produzione e diffusione di fotografie aventi carattere didattico, educativo, propagandistico, oltre che nella documentazione ufficiale degli avvenimenti nazionali. Ma l'Istituto Luce, ben presto, diverrà uno strumento importante della propaganda iconografica fascista, detenendo un importante ruolo sia nella diffusione del culto del duce, sia nella costruzione del consenso del paese al regime fascista.
Una volta assunto il compito di effettuare la documentazione storica delle imprese e delle opere del regime, l’Istituto Luce edifica così il monumento visivo dell’era fascista, ed alimenta in continuazione l’immaginario della popolazione, archiviando e documentando soltanto quegli avvenimenti che sono, appunto, reputati degni dal regime fascista di appartenere alla storia.
Una volta assunto il compito di effettuare la documentazione storica delle imprese e delle opere del regime, l’Istituto Luce edifica così il monumento visivo dell’era fascista, ed alimenta in continuazione l’immaginario della popolazione, archiviando e documentando soltanto quegli avvenimenti che sono, appunto, reputati degni dal regime fascista di appartenere alla storia.
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